GIORNATA NAZIONALE DELLA PSICONCOLOGIA: PASSATO, PRESENTE E FUTURO

Citazione Consigliata: Cheli, S. (2017). Giornata Nazionale della Psiconcologia: Presente, Passato e Futuro [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2017/09/21/giornata-nazionale-della-psiconcologia/

 

Così come l’oncologia, anche la psiconcologia nasce in sordina rispetto ad altre ben più note discipline. Da un lato “negli ospedali l’oncologia medica è nata nei sottoscala” (Scanni, 2015, p. VII), dove si sperimentavano ed applicavano i primi protocolli terapeutici basati su chemioterapici, ovvero farmaci fortemente tossici sviluppati a partire dalle osservazioni sugli effetti antitumorali dei gas impiegati nella Seconda Guerra Mondiale (De Vita & Chu, 2008). Dall’altro sin dagli albori dell’oncologia, si intuisce l’importanza dei fattori psicosociali nel decorso della patologia e nell’impostazione della terapia (Holland & Weiss, 2010).

Parlare di cancro da sempre rappresenta parlare di un’indicibile sofferenza che tanto appare dirompente quanto ingestibile, per i pazienti, i familiari, i professionisti, la società. Anche il più rodato degli psiconcologi non può non aver costruito e mantenuto un’associazione verbale e quindi di pensiero e di vissuto tra cancro e morte, tra cancro e perdita. E così la psiconcologia nasce a metà degli anni 70’ quando alcuni personaggi famosi (Betty Ford, Happy Rockfeller, Betty Rollin, etc.) e alcuni pionieri (Jimi Holland, Paul Razavi, Lea Baider, etc.) rompono un vero e proprio muro del silenzio e pongono al centro della scena l’inestricabile interconnessione tra la sofferenza personale e l’incomunicabilità di questa.

Così, negli anni, la psiconcologia è divenuta un sapere-ponte che ha sempre cercato di favorire la comunicazione e l’integrazione tra i diversi vissuti che di volta in volta i pazienti, i familiari, le reti sociali, i professionisti dentro e fuori l’oncologia sperimentano. Gli interventi psiconcologici spaziano infatti dallo sviluppo di campagne pubblicitarie con finalità psicoeducative a interventi consulenziali e formativi rivolti agli staff oncologici. In mezzo a tutto questo si situano ovviamente i servizi direttamente rivolti ai pazienti e ai familiari. Ma anche in questo caso emerge una specificità che nasce dall’ambizione di svolgere un ruolo di integrazione e supporto ai percorsi terapeutici secondo un principio molto spesso assimilabile a quello del minimax (von Neumann, 1959), ovvero il massimo cambiamento possibile con l’intervento meno perturbativo possibile. Ad un primo livello si può infatti cercare semplicemente di monitorare il vissuto del paziente e supportare/formare il personale sanitario nel suo compito. Ad un livello successivo si offrono ai pazienti interventi psicoeducativi e/o espressivi focalizzati sugli stili di vita e sul promuovere il potenziamento o lo sviluppo di strategie utili a fronteggiare la malattia. Esiste infine un livello equiparabile ai classici interventi psicoterapeuti in cui si cerca di fronteggiare gli effetti negativi di alcune modalità personali o relazionali nel dare senso alla propria vita e quindi alla propria patologia. Il focus è e resta sempre il processo di adattamento a quel lungo interminabile percorso di vita chiamato oncologia. Un percorso che riguarda sempre più persone (1 uomo su 2 e 1 donna su 3 si ammaleranno nel corso della vita) e convoglia sempre più risorse dentro (70% dei pazienti ha avuto problemi lavorativi e il 30% ha dovuto abbandonare il lavoro) e fuori il sistema familiare del paziente (l’oncologia rappresenta la prima voce di spesa del sistema sanitario nazionale).

La psiconcologia si inserisce (a volte a sua insaputa) in un trend di sviluppo della psicologia clinica che sta spostando sempre più l’attenzione dalle categorie diagnostiche ai processi ricorrenti nella sofferenza, da una dimensione normativa ed oggettiva ad un dimensione interpretativa e soggettiva del vissuto umano (Harvey et al. 2004). La sofferenza di una persona trascende e travalica le etichette diagnostiche tanto care ai presunti esperti ed ha molto più a che fare con l’interpretazione di un evento che non l’evento per se.

Diciamo a sua insaputa perché certe intuizioni dei fondatori della psiconcologia sembrano a volte perdersi in una eccessiva autonomia rispetto alla moderna psicologia clinica. Notiamo frequentemente come nei percorsi formativi e negli interventi clinici la psiconcologia sembri mancare di un raccordo diretto con i più recenti sviluppi di quegli approcci che si riconoscono nei suoi stessi principi. Ancora ben poco diffusi sono i trial e i training basati su prospettive come quelle della cosiddetta Terza Onda (Mindfulness-based Cognitive Therapy, Acceptance and Committment Therapy, Metacognitive Therapy, Compassion Focused Therapy, etc.), anche se, ad esempio, uno degli interventi psiconcologici con maggiori prove di efficacia si basa proprio su questi approcci (Carlson & Speca, 2017).

Ci auguriamo che le società scientifiche ed i centri di ricerca si impegnino sempre più nel rendere reale la nomea di sapere-ponte, tanto cara alla psiconcologia.

 

 

Simone Cheli

Presidente Tages Onlus

 

 

Bibliografia

Carlson & L.E. & Speca M. (2017). Affrontare il Cancro con la Mindfulness. Un Programma per Far Fronte alle Terapie e Ritrovare il Senso della Propria Vita. Roma, Italy: Giovanni Fioriti Editore.

De Vita, V.T., &  Chu, E. (2008). A history of cancer chemotherapy. Cancer Research, 68(21): 8643-8653.

Harvey, A., Watkins, E., Mansell, W., & Shafran, R. (2004). Cognitive Behavioral Processes across Psychological Disorders. A Transdiagnostic Approach to Research and Treatment. Oxford: Oxford University Press.

Holland, J.C. & Weiss,T.R. (2010). History of Psycho-oncology. In J.C. Holland et al. (Eds.), Psycho-oncology. Second Edition. Oxford, UK: Oxford University Press.

Scanni, A. (2015). Prefazione. In L. Fioretto & G. Fasola (Eds.), Il Sistema Oncologia. Strutture, Dipartimenti e Processi di Dipartimentalizzazione. Roma, Italy: Fioriti.

von Neumann, J. (1959). On the theory of games of strategy. In A. W. Tucker & R. D. Luce (Eds.), Contributions to the Theory of Games. Princeton, PA: Princeton University Press.

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