ANSIA DA SEPARAZIONE: DOMANDE E RISPOSTE PER CAPIRLA E RICONOSCERLA

Citazione Consigliata: Franchi (2018). Ansia da separazione: domande e risposte per capirla e riconoscerla  [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2018/01/20/ansia-da-separazione-domande-e-risposte

Nello sviluppo del bambino l’ansia da separazione, ovvero la paura di allontanarsi dal proprio genitore, è una naturale tappa che può comparire dall’ottavo mese e che va poi ad estinguersi intorno ai due anni di età.

Tale ansia può però presentarsi in fasi successive dello sviluppo, in età scolare – dal primo giorno di scuola o successivamente – e in età adolescenziale. Quando l’ansia di allontanamento dal genitore diventa sproporzionata, sia per le circostanze in cui si presenta, sia per la fase di sviluppo, allora diventa una condizione che viene definita disturbo d’ansia da separazione.

 

Cosa succede quando si presenta l’ansia da separazione?

 

Il bambino richiede una costante prossimità fisica al genitore, particolarmente evidente quando mostra un rifiuto o paura ad andare a scuola o quando lamenta sempre più spesso malesseri fisici. Il bambino può anche rifiutarsi di restare con parenti, amici o babysitter, senza un genitore.

Ogni possibilità di allontanamento è dunque vissuta dal bambino con un aumento d’ansia che gestisce con comportamenti di controllo al fine di ripristinare la vicinanza della propria figura di attaccamento. Sono bambini richiedenti e bisognosi di una costante attenzione. Di risposta i genitori di questi bambini possono sentirsi stanchi, impotenti e confusi.

Il genitore infatti si racconta spesso come preoccupato ed “appesantito” da una situazione a cui non sa dare una spiegazione chiara e certa e che possa orientarlo ad una soluzione che aiuti il figlio a stare meglio. I pensieri che emergono possono essere vari come per esempio: “sarà successo qualcosa a scuola, magari con un compagno o un’insegnante”; “lo fa apposta perché non ha voglia di andare a scuola”; “avrà sentito qualcosa che l’ha spaventato” e ancora “costringo mio figlio ad andare a scuola o lo proteggo tenendolo a casa?”. Ogni pensiero spinge il genitore ad indagare le cause e a temere di essere troppo accondiscendente con il figlio o, al contrario, di essere troppo duro con lui facendogli del “male”.

Tutto questo diventa una sofferenza non solo per il bambino ma anche per le sue figure di attaccamento che si trovano inoltre a dover riorganizzare le proprie routine quotidiane.

Poiché la problematica della frequenza scolastica è di particolare rilievo, la richiesta che spesso riceviamo nel centro clinico è di aiutare a gestire una “fobia scolare”.

 

Quali sono gli indici comportamentali del bambino?

 

  • La preoccupazione che la figura di attaccamento possa allontanarsi e sparire è costante e ciò implica la limitazione della possibilità di esplorare il gioco e l’ambiente circostante ostacolando dunque il bisogno del bambino di sperimentare e sviluppare le proprie risorse. Il bambino infatti mostra un finto interesse nel gioco che interrompe spesso per vedere se il genitore è presente.
  • Al momento della separazione dal genitore vi sono manifestazioni di panico, di pianto e di collera.
  • A scuola è possibile che il bambino chieda spesso di telefonare alla madre.
  • Può mostrare preoccupazione continua per la salute della madre o del padre.
  • Si può rifiutare di rimanere da amici, parenti e babysitter o di andare per esempio in campeggio senza genitori.

 

Quali sono gli indicatori cognitivi nel bambino?

 

I bambini che manifestano ansia da separazione temono che i genitori possano in qualche modo sparire e non tornare più, immaginandosi che possa capitar loro qualcosa di dannoso, come per esempio un improvviso malessere, una grave malattia, un incidente stradale, essere rapiti o restare vittime di qualche catastrofe.

 

In quale altro modo il bambino può esprime la sua ansia?

 

E’ altresì comune che questi bambini somatizzino tale ansia o paura a cui non sempre riescono dare voce, lamentando frequenti mal di pancia, nausea e vomito, mal di testa, tremori e sudorazione.

Possono essere riportati anche incubi notturni sempre riguardanti la separazione.

 

Cos’è accaduto nel periodo precedente all’esordio di questo disturbo?

 

L’esordio può essere legato a qualche cambiamento importante nell’assetto familiare – come per esempio un trasloco, un cambiamento lavorativo dei genitori, un lutto o una malattia di una persona vicina – o un cambiamento di scuola.

 

Come può essere affrontato il disturbo d’ansia da separazione?

 

Sulla base di evidenze scientifiche, il trattamento d’elezione per tale problematica è la terapia cognitiva comportamentale. Il trattamento prevede diverse fasi in cui la partecipazione dei genitori è di fondamentale importanza ai fini della sua efficacia. Un primo passo è comprendere e definire il problema attraverso una raccolta di informazioni che ci possano dare una “mappa” in cui collocare il malessere del bambino. Ci permette cioè di comprendere con maggiore chiarezza cosa è accaduto di importante per il bambino che l’ha portato a sviluppare l’ansia da separazione. Questo primo passo è centrale per la terapia in quanto permette al genitore di sintonizzarsi con il vissuto emotivo e i pensieri del proprio bambino e permette allo psicoterapeuta di impostare un adeguato percorso terapeutico. Una volta accolto il malessere e i bisogni del bambino allora potremo accompagnarlo ad una graduale acquisizione della propria autonomia.

 

Dott.ssa Elisa Franchi

Psicologa Psicoterapeuta

(Iscrizione all’Ordine degli Psicologi della Toscana n°6720)

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