Il ruolo del padre: dove siamo adesso e perché è importante
Citazione Consigliata: Inghirami, F. (2017). Il ruolo del padre: dove siamo adesso e perché è importante [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2017/12/06/ruolo-del-padre
Citazione Consigliata: Inghirami, F. (2017). Il ruolo del padre: dove siamo adesso e perché è importante [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2017/12/06/ruolo-del-padre
di M. Lang, P. Di Pierro, C. Michelotti & C. Squarza
Margherita Lang presenta una guida indispensabile per l’utilizzo della nuova versione della scala di Wechsler per l’infanzia (WISC-IV), lo strumento clinico per la valutazione delle capacità cognitive in bambini tra i 6 e i 16 anni. Il testo illustra le procedure per la somministrazione, per l’interpretazione dei risultati e per la stesura della relazione, fornendo al lettore tutte le informazioni riguardo alla struttura della scala, ai cambiamenti rispetto alle precedenti versioni, ai punteggi che si possono calcolare e ai suoi vari ambiti di utilizzo.
L’evento fa parte di un ciclo di incontri dedicati alla presentazione di testi di recente uscita ed inerenti la psicologia e la psicoterapia, organizzati da Tages Onlus e patrocinati dalla SITCC (Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva).
La partecipazione è gratuita ma è necessaria l’iscrizione scrivendo una email a info@tagesonlus.org oppure compilando il form di iscrizione.
Il numero di posti è limitato.
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LINK DI RIFERIMENTO:
Citazione consigliata: Mascioni, R. (2017). Research News – Noia e fallimento: i motori del processo creativo [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2017/11/20/noia-e-fallimento
Citazione Consigliata: Enzo, C. (2017). Depressione e Senso di Colpa [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2017/03/03/depressione-e-senso-di-colpa/
Attualmente la depressione rappresenta secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la seconda causa di disabilità fra la popolazione dopo l’infarto. Ha infatti importanti conseguenze nella vita della persona che ne soffre e nei suoi cari, in quanto porta a una diminuzione dell’attività lavorativa o scolastica, diminuita concentrazione, ritiro sociale, scarsa scura di sé e molte altre difficoltà.
Fra i sintomi della depressione descritti nella quinta edizione “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali” (APA, 2013) si annoverano i “sentimenti auto-svalutativi o di colpa eccessivi”; infatti spesso le persone che soffrono di depressione vivono un eccessivo senso di colpa, percepito come autoriferito e stabile, che li porta ad esperire un profondo senso di inadeguatezza.
Il senso di colpa non deve essere automaticamente etichettato come un’emozione disadattiva, poiché invece può essere utile per migliorare le relazioni sociali e mettere in guardia dagli eventi. L’assenza del senso di colpa è di fatto un segno di importanti disturbi psichici, come ad esempio il disturbo antisociale, in cui l’individuo appare incapace di provare tale emozione.
Tuttavia cosa si intende per “eccessivo” senso di colpa? Come si stabilisce tale eccesso? Alcuni ricercatori concordano nel considerare che all’interno dell’ampia categoria del senso di colpa vi sia incluso il senso di responsabilità (O’Connor et al., 1999; Zahn-Waxler et al., 1990), suggerendo che il senso di colpa diventi disfunzionale o eccessivo nel momento in cui si prova un esagerato senso di responsabilità per eventi su cui si ha scarso o nullo controllo. Secondo Beck (1967) l’eccessiva assunzione di responsabilità per gli eventi negativi rappresenta uno dei bias cognitivi associati alla depressione.
Ma il senso di colpa di un adulto e di un bambino sono la stessa cosa? In realtà provare un eccessivo senso di colpa sembra essere funzionale durante una certa fase dell’infanzia, ma tale emozione tende a decrescere di pari passo con l’apprendimento da parte del bambino di più sofisticate abilità di ragionamento astratto e della capacità di mettersi nei panni dell’altro.
Infatti sembra che i bambini di età inferiore ai 10 anni riescano a identificare un unico singolo evento causale per ogni esito. Un esempio di ciò è rappresentato dalla situazione in cui un bambino attribuisce a se stesso la colpa della separazione dei genitori, basandosi sul fatto che ha combinato una marachella prima che il padre andasse via di casa. A questa età infatti il bambino fa fatica a rintracciare altre possibili cause e spiegazioni, come ad esempio alcuni problemi coniugali tra il padre e la madre pre-esistenti all’incidente domestico (Tilghman, Cole & Felton 2012).
Per tali ragioni si ritiene che i bias cognitivi che portano ad esperire un eccessivo senso di colpa siano più frequenti nei bambini piccoli, ma che al contempo la relazione tra bias cognitivi e depressione sia più forte nei bambini più grandi (Grave e Blisset, 2004). Per tali ragioni l’età del paziente sembra giocare un ruolo chiave per il trattamento dell’eccessivo senso di colpa.
Che dire dei figli dei pazienti depressi? I figli dei pazienti depressi con eccessivo senso di colpa, presentano una maggiore difficoltà nel distinguere i problemi di cui sono responsabili da quelli che sono al di fuori del loro controllo. Per tali ragioni, ci sarebbe una sorta di assunzione di iper-responsabilità nei confronti del benessere del genitore, che potrebbe aumentare la probabilità di futuri problemi di ansia e depressione nel bambino stesso (Rakow et al., 2009).
Come si induce il senso di colpa? Alcuni autori parlano di due tipi di induzione del senso di colpa adottati dai genitori depressi: la sollecitazione egoistica e la denigrazione (Donatelli et al., 2007). Per sollecitazione egoistica si intende un eccessivo sacrificio dei genitori nel periodo in cui il bambino sta cercando di muovere dei passi verso l’autonomia, mentre per denigrazione si intende il tentativo dei genitori di indurre una colpa quando il figlio non l’ha commessa e sembra che il secondo tipo faciliti lo sviluppo di problemi affettivi.
Ma allora nasce prima il senso di colpa o la depressione? La questione è ancora controversa nella letteratura scientifica di riferimento, tuttavia emerge chiaramente come nei pazienti depressi i criteri di giudizio adottati per valutare il proprio comportamento e quello altrui su una medesima questione non siano omogenei e tale esperienza si collega alla tendenza a ruminare. Tuttavia si può provare senso di colpa senza soffrire di depressione, così come si possono provare sentimenti di indegnità e bassa autostima in conseguenza a rifuti, abbandoni e fallimenti, anziché a causa del senso di colpa.
Dott.ssa Consuelo Enzo, PSICOLOGA
Iscritta all’Ordine degli Psicologi della Toscana, n° 6691
Bibliografia
American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC: Author.
Beck, A. T. (1967). Depression: Clinical, experimental, and theoretical aspects. New York: International Universities Press.
Donatelli, J. L., Bybee, J. A., & Buka, S. L. (2007). What do mothers make adolescents feel guilty about? Incidents, reactions, and relation to depression. Journal of Child and Family Studies,16, 859–875.
Grave, J. & Blissett, J. (2004). Is cognitive behavior therapy developmentally appropriate for young children. Clinical Psychology Review, 24, 399–420.
O’Connor, L. E. , Berry, J. W. & Weiss, J. (1999). Interpersonal guilt, shame, and psychological problems. Journal of Social and Clinical Psychology. 18, 181–203.
Rakow, A., et al. (2009). The relation between parental guilt induction to child internalizing problems when a caregiver has a History of depression. Journal of Child and Family Studies, 18, 367-377.
Tilghman-Osborne, C., Cole, D. A. & Felton, J. W. (2012). Inappropriate and excessive guilt: instrument validation and developmental differences in relation to depression. Journal of Abnormal Child Psychology. 40 (4), 607-620.
Zahn-Waxler, C., Kochansk,a G., Krupnick, J. & McKnew, D. (1990). Patterns of guilt in children of depressed and well mothers. Developmental Psychology. 26, 51–59.