I Nostri Reportage: Incontro con Francesco Gazzillo

Citazione Consigliata: Cheli, S. (2017). I Nostri Reportage: Incontro con Francesco Gazzillo [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2017/11/15/i-nostri-reportage-incontro-con-francesco-gazzillo/

Uno dei temi più dibattuti nella moderna (e non solo) psicoterapia è indubbiamente ciò a cui ci riferiamo usando parole quali relazione, relazionale, interpersonale, e simili. Dalla persona più estranea alla psicologia all’esperto più rinomato, tutti assumiamo che sia qualcosa di auto-evidente, al punto da esser spesso considerato un ovvio e quindi ininfluente fattore. Eppure quella piccola diffferenza che fa una grande differenza tra la cognizione dei primati e quella umana sembra risiedere nella sua dimensione sociale (i.e. relazionale, interpersonale, etc.) sia in contesti evolutivi che situazionali (Tomasello & Call, 1997). E quella stessa piccola differenza sembra offrire un punto di vista privilegiato nel comprendere come la sofferenza umana, o psicopatologia che dir si voglia, trovi le sue origini in  una millenaria storia filogenetica e culturale che oggi concettualizziamo in termini di cognizione sociale (Fabrega, 2002).

Per onestà intellettuale, dobbiamo però rimarcare come questa prospettiva teorica sia invisa a taluni approcci ed esperti. Anche se da più parti si tende a considerare la dimensione relazionale un centro di gravità (semi-)permanente della moderna psicoterapia (Liotti, 2005; Gilbert, 2009; Cozolino, 2014). E con questi occhi e questo abito mentale, pensiamo sia giusto relazionarsi al lavoro attuale di Francesco Gazzillo e alla Control-Mastery Theory (CMT) a cui ha dedicato il più completo manuale presente in lingua italiana (Gazzillo, 2016) e tramite cui ha inaugurato alcuni interessanti filoni di ricerca (Gazzillo et al., 2017).

Il modello sviluppato da Joseph Weiss (1924-2004), ovvero la CMT, nasce dal rileggere alcune intuizioni e formulazioni della psicoanalisi freudiana in un ottica evoluzionistica e relazionale: la  motivazione ad adattarsi, in primis all’ambiente relazionale familiare nel quale nasciamo, rappresenterebbe il tratto distintivo di ogni essere umano (Weiss, 1993). Nello specifico la CMT prende le mosse dal rileggere in maniera originale e critica quel che Freud (1979) (ri-)definsce nella fase finale della sua vita come funzioni mentali superiori: “Freud riconosceva così all’Io incoscio quelle stesse funzioni mentali superiori caratteristiche del pensiero cosciente: la valutazione della realtà, la pianificazione, il controllo, l’anticipazione e la deliberazione” (Biuso & Gazzillo, 2016, p. 325). La CMT vuole infatti focalizzarsi su quelle dimensioni evolutive ed adattive di controllo (control) conscio ed inconcio della propria vita mentale e di padroneggiamento (mastery) della propria sofferenza.

Tradizionalmente, almeno in relazione alle riflessioni storiografiche sulle origini della CMT, si è soliti riferirsi ad un articolo di Weiss pubblicato negli anni 50′ in cui questi formalizza per la prima volta alcune pietre angolari del suo modello. L’articolo in questione prende le mosse dall’osservare quella reazione paradossa di pianto a fine di un film romantico (Weiss, 1952) o comunque una commedia nella visione greca del termine (una storia che inizia o si caratterizza per un situazione drammatica o critica, per poi risolversi in un lieto fine). Cercando di comprendere questo fenomeno, Weiss ipotizza che in presenza di condizioni avverse non possiamo concederci di esprimere consciamente il dolore o, per meglio dire, ci proteggiamo dalle avversità dando priorità ad altri comportamenti diversi dall’espressione emotiva. Quando poi ci percepiamo in una condizione di sicurezza, possiamo esprimere certe emozioni, lasciando quindi spazio al pianto a lieto fine. In termini più ampi, Weiss (1993) ipotizza che, al di là di ogni nostra teorizzazione, modello, evidenza scientifica, il vero e più rilevante fattore terapeutico è l’offrire una situazione di sicurezza al paziente che può finalmente piangere, risperimentando ed elaborando i vissuti dolorosi della sua vita.

Per meglio comprendere l’evoluzione della CMT e del Mount Zion Hospital Psychotherapy Research Group (oggi denominato San Francisco Psychotherapy Research Group) fondato nel 1972 da Weiss e Harold Sampson (1924-2015), penso sia utile ricordarsi come tra gli anni 50′ e gli anni 70′ la psicoanalisi anglosassone e non solo si confronta sempre più con la dimensione relazionale ed interpersonale dello sviluppo umano cosidetto sano o patologico. Da un lato il mondo intellettuale analitico si interessa all’emergere, dopo la sua morte, delle pubblicazioni di Sullivan (1953) sulla sua teoria interpersonale della psichiatria, nonchè agli studi di Bowlby (1969) sull’attaccamento e di molti altri autori. Dall’altro lato, la San Francisco Bay vede animarsi un fiorente dibattito che travalica i confini della psicoanalisi (si pensi ad esempio alla scuola sistemica di Palo Alto e agli studi di primatologia alla Stanford University) e giunge sino ai nostri giorni, sempre rimarcando la rilevanza filogenetica ed ontogentica della dimensione relazionale dell’esperienza umana.

All’interno di questa vasta cornice, il merito storico dell’opera di Weiss ed il merito attuale del lavoro di Gazzillo e del Control Mastery Theory Italian Group da lui fondato, risiede nell’aver intessuto un constante dialogo tra le componenti tradizionali della psicoanalisi con altre componenti interne ed esterne a tale approccio. La CMT offre infatti tra i suoi maggiori pregi la capacità di confrontarsi ed integrare contributi che spaziano dalla filosofia morale (Haidt & Joseph, 2007), alle neuroscienze (Panksepp & Biven, 2012), alla psicologia cognitivo-evoluzionista (Migone & Liotti, 1988) e non solo. Attendiamo quindi fiduciosi i prossimi sviluppi di questo prolifico modello e dei suoi referenti italiani.

 

Simone Cheli

Presidente Tages Onlus

 

 

Biblografia

Biuso, G. S., & Gazzillo, F. (2016). Note sulle Radici Teoriche della Control-Mastery Theory e sui suoi Elementi di Compatibilità con altri Modelli. In F. Gazzillo, Fidarsi dei Pazienti. Introduzione alla Control-Mastery Theory, (pp. 323-354). Milano: Raffaello Cortina.

Bowlby, J. (1969). Attachment and Loss Volume 1. Attachment. London: Hogarth Press.

Cozolino, L. (2014). The Neuroscience of Human Relationships: Attachment and the Developing Social Brain. Second Edition. Newy York: Norton & Company.

Fabrega, H. (2002). The Origins of Psychopathology: The Phylogenetic and Cultural Basis of Mental Illness. Piscataway, NJ: Rutgers University Press.

Freud S. (1979). Compendio di Psicoanalisi [1938]. Opere, 11: 569-634. Torino: Boringhieri.

Gazzillo, F. (2016). Fidarsi dei Pazienti. Introduzione alla Control-Mastery Theory. Milano: Raffaello Cortina.

Gazzillo, F., Gorman, B., Bush, M, Silberschatz, G., Mazza, C, Faccini, F., Crisafulli, V., Alesiani, R., De Luca, E. (2017). Reliability and Validity of the Interpersonal Guilt Rating Scale-15: A New Clinician-Reporting Tool for Assessing Interpersonal Guilt According to Control-Mastery Theory. Psychodynamic Psychiatry 45(3):362-384.

Gilbert, P. (2009). The Compassionate Mind. London: Robinson.

Haidt, J., & Joseph, C. (2007), The Moral Mind: How Five Sets of Innate Intuitions Guide the Development of Many Culture-Specific Virtues, and Perhaps even Modules. In P. Carruthers, S  Laurence, & S Stich (Eds.), The Innate Mind. Volume 3, (pp. 367-391). Oxford: OXford University Press.

Migone, P. & Liotti, G. (1998). Psychoanalysis and cognitive-evolutionary psychology: an attempt at integration. International Journal of Psychoanalysis, 79(6): 1071-109.

Liotti, G. (2005). La Dimensione Interpersonale della Coscienza. Roma: Carocci.

Panksepp, J., & Biven, L. (2012). The Archaeology of Mind: Neuroevolutionary Origins of Human Emotion. New York: Norton & Company.

Sullivan, H.S. (1953). The Interpersonal Theory of Psychiatry. New York: Norton & Company.

Tomasello, M., & Call, J. (1997). Primate Cognition. Oxford: Oxford University Press.

Weiss J. (1952). Crying at the happy ending. Psychoanalic Review., 39(4):338.

Weiss, J. (1993). How Psychotherapy Works. Process and Technique. New York: Guilford.

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