Il senso delle fake-news tra impazienza ed affiliazione

Citazione Consigliata: Tages Onlus (2017). Il Senso delle Fake-News tra Impazienza ed Affiliazione [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2017/12/27/fake-news

 

Siamo lieti di concludere quest’anno ricordando a noi stessi ed ai nostri avventori che oltre ai talk-show, le pagine Facebook ed i ritrovi di amici, anche le università hanno uno spazio specificamente deputato alle fake-news. Ed è sicuramente un atto dovuto, visto che nell’ultimo anno si è notato, nella sola lingua anglosassone, un incremento nell’uso di questa parola del 365% sino al punto da spingere il Collins Dictionary a considerarla parola dell’anno seguita da illustri membri quali echo-chamber (ovvero la nostra cassa di risonanza, specialmente nell’accezione di ambiente dei social media in cui le news, fake o no, riverberano), unicorn (unicorno in senso mitologico classico, o in senso figurativo di società di recente creazione ed immediata supervalutazione) ed altri (The Guardian, 2017). Dicevamo università perchè ormai il tema è debordante anche in ambito accademico. Se seguite il nostro esempio, sfruttando il motore di ricerca accademico Google Scholar, potrete notare come dopo ricorrenze annue che oscillavano solitamente tra 400 e 700, la parola fake-news è balzata nel 2017 a oltre 5400 ricorrenze annue! Così scopriamo che gli stessi ricercatori creano, monitorano e analizzano le fake-news. I non-millennials ricorderanno forse il caso di Bonsai Kitten, che destò giustissime, per quanto infondate, sollevazioni popolari, dibattiti pubblici e politici su un fantomatico progetto per trasforamare dei poveri gattini in bonsai, salvo poi scoprire che di fake-news si trattava, creata ad hoc da uno studente del prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT). Oggi fortunatamente i ricercatori utilizzano più proficuamente il loro tempo cercando di comprendere come e se sia possibile prevenire e/o neutralizzare le famigerate fake-news.

Uno degli articoli più interessanti pubblicati nell’ultimo anno riporta i risultati di una ricerca italiana su oltre 54 milioni di utenti volta a comprendere tali dinamiche (Zollo et al., 2017). Gli studi pubblicati da Fabiana Zollo e colleghi ruotano attorno ad un dato tanto cruciale quanto sottostimato: le strategie comunicative di debunk (ovvero volte a smontare la fake-news contrapponendo controverifiche) sono tendenzialmente fallimentari. Uno degli esempi che potete ritrovare nei recenti dibattiti politici italiani è quello del fantomatico senatore Cirenga che avrebbe portato alla costituzione di un fondo di 134 miliardi di euro a favore dei colleghi senatori con problemi economici. Per quanto già nel 2013 vi fossero evidenze incontrovertibili per considerare la legge Cirenga una bufala (es. non esiste e non è mai esistito alcun senatore Cirenga!), nel 2017 (ed antecedentemente) questa è ricomparsa mantenendosi in vita e/o rigenerandosi in specifiche nicchie ecologiche, chiamate appunto echo-chambers (Zollo & Quattrociocchi, 2017). Se andiamo infatti oltre la banalizzazione delle fake-news come di un fenomeno di ignoranza e imbarbarimento, possiamo notare come gli studi supportino l’idea che ciò che rende duraturi fenomeni come la legge Cirenga è un processo di polarizzazione alimentato dalle stesse strategie di debunking (Zollo et al., 2017; Zollo & Quattrociocchi, 2017). Il processo non è assai difforme da quanto formalizzato dalla psicologia sociale sin dagli anni ’60 e ’70 nello studio delle dinamiche intergruppali (Tajfel, 1974). Se, mutatis mutandis, sostituiamo la vecchia terminologia con paroli quali trolls (esperti), echo-chambers (gruppi di appartenenza), debunk (polarizzazione dei gruppi), social media (influenza sociale), etc. possiamo vedere come quello che i ricercatori di oggi ravvedono è un processo assai diverso dalla narrazione mediatica (da alcuni auspicata, dagli altri temuta) di una nuova era in cui non vi è più l’esperto, ma ognuno cerca e fa sua ogni conoscenza specialistica. Zollo e colleghi ravvedono infatti un processo di ricerca di validazione sociale e comunicativa che, tramite reiterazione, tende da un lato ad affidarsi sempre alla medesima echo-chamber di riferimento (quello che un tempo si chiamava in-group favoritism & group homogeneity), che diviene quindi il referente sociale, comunicativo e scientifico di ogni internauta. Dall’altro, nel momento in cui si attiva un processo di debunk, dinamiche prettamente emotive attivano il ben noto meccanismo di polarizzazione dei gruppi, tramite il quale l’emergere di differenze rispetto all’out-group (a prescindere dalla bontà e veridicità delle sue argomentazioni) riveste una funzione identitaria personale ed interpersonale valorizzando la specificità del mio gruppo di appartenenza (in-group).

Per quanto i giornalisti, gli opinionisti ed i politici amino riesumare ciclicamente la narrativa del ‘si stava meglio quando si stava peggio’, le dinamiche ed i processi con i quali ci confrontiamo sono, in una qualche misura, i medesimi di sempre, o meglio i medesimi dell’era storica della nostra specie. In una recente pubblicazione si è ad esempio cercato di mettere in luce la connessione tra credenze irrazionali (es. cospirazioni; eventi soprannaturali) e la percezione di pattern illusori. La ricerca sembra confermare come il bisogno (percettivo) di dare senso a stimoli caotici sia correlato con teorie della cospirazione e fenomeni soprannaturali. Più questo bisogno è ricorrente, più siamo soggetti a far nostre delle credenze irrazionali (van Projien, Douglas, & De Inocencio, 2017). Ed infatti le neuroscienze sembrano sorpassare i nostri amati dilemmi tra determinismo e libero arbitrio, rimarcando sempre l’impossibilità di uscire dal perenne equilibrio dinamico tra vincoli e possibilità fisiologiche, sociali e personali (Caruso & Flanagan, 2017).

La nostra nuova vita nei ed attraverso i social media si caratterizza sempre per un’impaziente ed incessante ricerca di certezze che ci rimarchino i confini del nostro agire e della nostra identità. Gli studi di psicologia sociale sembrano confermare l’intuizione filosofica per cui essere umani significa sempre essere in balia di questa “urgenza che ostruisce l’orizzonte del sapere” (Derrida, 1990, p. 967), concedendoci però un senso ed un confine identitario. La via di uscita non sembra star quindi nel debunk e nella contrapposizione simmetrica, ma bensì nell’attenuare i fenomeni di polarizzazione comprendendo i processi costituitivi-identitari delle echo-chambers in questione (Zollo & Quattrociocchi, 2017). O nelle parole di un elegante e comprensivo psicoterapeuta recentemente scomparso: “sentire l’importanza di non fermarsi nè sull’impazienza eccessiva di concludere subito…neanche di stancarsi di cercare un pò più in profondità. Perchè quando si vuole andare un pò più a fondo poi si trovano le persone giuste e le occasioni giuste” (Rosselli, 2012).

 

Lo Staff di Tages Onlus

Bibliografia

Caruso, G, & Flanagan, O. (2017). Neuroexistentialism. Meaning, Morals, and Purpose in the Age of Neuroscience. Oxford: Oxford University Press.

Derrida, J. (1990). Force de loi: le fondement mystique de l’autorite. Cardozo Law Review 11, 919–1045.

Rosselli, M. (2012). Intervista a Massimo Rosselli [Video]. Retrived from: http://www.psicosintesi.it/istituto/video/intervista-massimo-rosselli

Tajfel, H. (1974). Social Identity and Intergroup Behavior. Social Science Information, 13(2):65-93.

The Guardian (2017). Fake news is ‘very real’ word of the year for 2017 [Blog Post]. Retrieved from: https://www.theguardian.com/books/2017/nov/02/fake-news-is-very-real-word-of-the-year-for-2017

van Prooijen, J.-W., Douglas, K. M., and De Inocencio, C. (2017) Connecting the dots: Illusory pattern perception predicts belief in conspiracies and the supernatural. European Journal of Social Psychology, doi: 10.1002/ejsp.2331.

Zollo, F., Bessi, A., Del Vicario, M., Scala, A., Caldarelli, G., Shekhtman, L., Havlin, S., & Quattrociocchi, W. (2017). Debunking in a world of tribes in PLOS ONE, vol. 12 (ISSN 1932-6203). Retrieved from: https://doi.org/10.1371/journal.pone.0181821

Zollo, F. & Quattrociocchi, W. (2017). Misinformation spreading on Facebook. Arxiv.org: 1706.09494v2. Retrieved from: https://arxiv.org/pdf/1706.09494.pdf

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