“NON RIESCO A VIVERE SENZA”: L’USO PATOLOGICO E LA DIPENDENZA DA SMARTPHONE
Citazione consigliata: Floridi, M. (2019). “Non riesco a vivere senza”: l’uso patologico e la dipendenza da smartphone. [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2019/05/02/uso-patologico-e-dipendenza-da-smartphone
Negli ultimi anni si è assistito ad uno sviluppo incontrollato in ambito tecnologico, che ha raggiunto l’apice con l’introduzione dello smartphone. Quest’ultimo non assolve più al solo scopo di mettere in comunicazione due persone, ma i telefoni di ultima generazione sono in grado di svolgere una molteplicità di funzioni come mandare e ricevere email, accedere a social networks, monitorare la propria salute fisica o le proprie finanze e molto altro. Data la loro enorme funzionalità questi oggetti sono diventati indispensabili per la maggior parte delle persone, infatti sfido chiunque ad uscire di casa senza portarsi dietro lo smartphone.
Riportando alcuni dati del report svolto da We Are Social e Hootsuite, Global Digital 2018, nel mondo circa il 49% della popolazione utilizza servizi internet tramite lo smartphone e di questi il 64% appartiene alla fascia di età compresa tra i 16 e i 64 anni. Più nello specifico, andando ad osservare la situazione in Italia, si può osservare che il 76% della popolazione utilizza uno smartphone e la media delle ore spese su internet tramite cellulare è 2 ore e 20 minuti al giorno. Questo dimostra come gli smartphone siano entrati a far parte della nostra quotidianità e di conseguenza come i problemi ad essi correlati stiano piano piano emergendo.
Da un’analisi della letteratura riguardante l’uso patologico e la dipendenza da smartphone emerge come l’interesse per questo fenomeno sia aumentato specialmente negli ultimi anni e proprio a causa di questo interesse si è iniziato a parlare di “uso problematico dello smartphone”, “dipendenza da cellulare” e “dipendenza da smartphone” (Kim et al., 2016).
La dipendenza da smartphone viene classificata come dipendenza comportamentale, nello specifico come dipendenza tecnologica. Secondo la definizione di Griffiths (1996) le dipendenze tecnologiche rappresentano un particolare tipo di dipendenza comportamentale che implica l’interazione uomo-macchina ed è di natura non chimica. Esiste però un accesso dibattito in relazione alla classificazione dell’uso eccessivo dello smartphone come dipendenza, per questo alcuni ricercatori suggeriscono l’utilizzo di termini come “uso problematico” o “maladattivo” dello smartphone (Panova & Carbonell, 2018).
Dagli studi presenti in letteratura emerge come esistano delle differenze relative al genere e all’età nei livelli di dipendenza presentati dai soggetti. Infatti sembrerebbe che la popolazione maggiormente a rischio sia quella dei giovani, questo perché le piattaforme digitali rappresentano uno spazio in cui poter mostrate se stessi, la propria vita, le proprie opinioni e le proprie emozioni, per cui per le giovani generazioni il virtuale assume un’importanza maggiore rispetto al reale (Lavenia, 2018). Inoltre sono emerse delle differenze anche tra maschi e femmine, anche se in letteratura sono presenti dati discordanti. In particolare sembrerebbe che le appartenenti al sesso femminile siano maggiormente a rischio di sviluppare una dipendenza da smartphone e in generale ne facciano un uso maggiore rispetto agli uomini (Bianchi & Phillips, 2005; Takao, Takahashi & Kitamura, 2009; Choi et al., 2015; Kim et al., 2016). Al contrario alcuni studi riportano non esserci alcuna differenza tra i due sessi per quanto riguarda la prevalenza della dipendenza da smartphone (Chen et al., 2017; Mitchell & Hussain, 2018).
Oltre alle differenze in termini demografici esistono delle caratteristiche personologiche che spesso vengono associate alla dipendenza da smartphone, ma anche in questo caso i dati presenti in letteratura non sono molto chiari. Per questo motivo recentemente è stata svolta una ricerca esplorativa volta a verificare l’esistenza di una differenza di genere relativa ai livelli di dipendenza da smartphone e ad analizzare la relazione tra quest’ultima e impulsività, regolazione emotiva e timidezza.
Innanzitutto è stato costruito un questionario online e hanno risposto 115 giovani adulti, di età compresa tra 18 e 30 anni (M= 23.72 ± 2.49). Nella prima parte sono state poste delle domande volte ad indagare l’uso che i partecipanti fanno dello smartphone, successivamente sono stati inseriti sei strumenti di valutazione, di cui tre riguardano l’uso problematico e la dipendenza da smartphone mentre gli altri tre vanno a valutare rispettivamente l’impulsività, la difficoltà nella regolazione emotiva e la timidezza. Per valutare l’uso patologico e la dipendenza da smartphone sono stati usati: la Smartphone Addiction Scale – Short Version (SAS-SV), il Problematic Mobile Phone Use Questionnaire – Revised (PMPU-Q-R) e il questionario Uso, Abuso e Dipendenza da Internet (UADI), riferito all’uso di internet attraverso lo smartphone. Relativamente alle tre variabili psicologiche oggetto di studio, per misurare l’impulsività è stata usata la Barratt Impulsiveness Scale versione 11 (BIS-11), per indagare la difficoltà nella regolazione delle emozioni è stato utilizzato il questionario Difficulties in Emotion Regulation Strategies (DERS) ed infine per la timidezza è stata scelta la Revised Cheek and Buss Shyness Scale (RCBS-14 item).
In relazione all’uso dello smartphone, dai risultati si può osservare come la maggior parte dei partecipanti riporta di utilizzarlo almeno 3-4 ore al giorno e soltanto una minima percentuale riporta di farne un uso maggiore alle 9 ore. Nonostante l’uso eccessivo, in termini di tempo, riportato da alcuni è emerso che questo non presenta una relazione con i livelli di dipendenza, per cui l’uso eccessivo dello smartphone sembrerebbe non determinare lo sviluppo di un comportamento dipendente. La fascia oraria in cui sembra esserci il maggior utilizzo è la sera, seguita poi dal pomeriggio ed è stato osservato che questa non incide sui livelli di dipendenza mostrati, per cui sembra non influire sull’uso patologico dello smartphone. Per quanto riguarda le attività svolte maggiormente attraverso lo smartphone emerge come queste siano principalmente due: lo scambio di messaggi e l’uso dei social networks.
Andando ad analizzare invece i livelli di dipendenza da smartphone la prima cosa che si può osservare è l’esistenza di una differenza di genere, in particolare in questo caso gli appartenenti al sesso maschile riportano punteggi maggiori rispetto alle femmine. Questo dato si pone in contrapposizione ai risultati presenti in letteratura in cui sembrerebbe che le appartenenti al sesso femminile siano maggiormente a rischio di sviluppare una dipendenza (Bianchi & Phillips, 2005; Takao et al., 2009; Choi et al., 2015; Kim et al., 2016).
In più i risultati di questo studio mostrano come l’uso patologico e la dipendenza da smartphone correlino con tutte e tre le variabili psicologiche oggetto di studio, andando a confermare i dati presenti in letteratura. In particolare è stata evidenziata una relazione significativa tra dipendenza da smartphone e difficoltà nel regolare le emozioni negative, questo dato è in linea con le ricerche precedenti (Hoffner & Lee, 2015; Yıldız, 2017; Spada & Marino, 2017). Analizzando i risultati si potrebbe affermare che i soggetti che trovano difficile distrarsi dalle emozioni negative provate tendono ad usare lo smartphone come mezzo di evasione, il quale permette di spostare il focus della propria preoccupazione e di conseguenza riduce le sensazioni negative esperite.
In conclusione si può affermare che l’uso patologico e la dipendenza da smartphone sono una problematica da non sottovalutare. Inoltre questo studio rappresenta un punto di partenza per ulteriori approfondimenti che possano contribuire a prevenire il problema della dipendenza da smartphone, o nel peggiore dei casi permettano di individuare interventi volti a diminuire l’entità del problema.
Dott.ssa Marta Floridi
Tirocinante presso Tages Onlus
Bibliografia:
Bianchi, A., & Phillips, J. G. (2005). Psychological predictors of problem mobile phone use. CyberPsychology & Behavior, 8(1), 39-51.
Chen, B., Liu, F., Ding, S., Ying, X., Wang, L., & Wen, Y. (2017). Gender differences in factors associated with smartphone addiction: a cross-sectional study among medical college students. BMC psychiatry, 17(1), 341.
Choi, S. W., Kim, D. J., Choi, J. S., Ahn, H., Choi, E. J., Song, W. Y., … & Youn, H. (2015). Comparison of risk and protective factors associated with smartphone addiction and Internet addiction. Journal of behavioral addictions, 4(4), 308- 314.
Griffiths, M. (1996). Gambling on the Internet: A brief note. Journal of Gambling Studies, 12(4), 471-473.
Hoffner, C. A., & Lee, S. (2015). Mobile phone use, emotion regulation, and well being. Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking, 18(7), 411-416.
Kim, Y., Jeong, J. E., Cho, H., Jung, D. J., Kwak, M., Rho, M. J., … & Choi, I. Y. (2016). Personality factors predicting smartphone addiction predisposition: Behavioral inhibition and activation systems, impulsivity, and self-control. PloS one, 11(8), e0159788.
Lavenia, G. (2018). Le dipendenze tecnologiche: valutazione, diagnosi e cura. Giunti Psychometrics.
Mitchell, L., & Hussain, Z. (2018). Predictors of problematic smartphone use: an examination of the Integrative Pathways Model and the role of age, gender, impulsiveness, excessive reassurance seeking, extraversion, and depression. Behavioral Sciences, 8(8), 74.
Panova, T., & Carbonell, X. (2018). Is smartphone addiction really an addiction?. Journal of behavioral addictions, 7(2), 252-259.
Spada, M. M., & Marino, C. (2017). Metacognitions and emotion regulation as predictor of problematic internet use in adolescents. Clinical Neuropsychiatry, 14(1), 59-63.
Takao, M., Takahashi, S., & Kitamura, M. (2009). Addictive personality and problematic mobile phone use. CyberPsychology & Behavior, 12(5), 501-507.
We Are Social & Hootsuite (2018). Global Digital 2018.
Yıldız, M. A. (2017). Emotion regulation strategies as predictors of internet addiction and smartphone addiction in adolescents. Journal of Educational Sciences & Psychology, 7(1), 66-78.
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