LA REGOLAZIONE DELLE SCELTE NEI DISTURBI DI PERSONALITÀ

Citazione consigliata: Valentino, V. (2019). La regolazione delle scelte nei disturbi di personalità [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2019/08/08/la-regolazione-delle-scelte-nei-disturbi-di-personalita

 

LA REGOLAZIONE DELLE SCELTE NEI DISTURBI DI PERSONALITÀ

 

Alzi la mano chi non ha mai chiesto un suggerimento su un acquisto, sull’uomo con cui uscire o sulla ragazza da corteggiare. A volte il parere degli altri è molto rilevante e, nell’epoca delle recensioni on-line, questo è evidente: siamo tentati nel cenare in quella famosa pizzeria oppure utilizzare una determinata marca di prodotto semplicemente perché ne sentiamo parlare bene.

 

Se quel qualcuno è una persona rilevante per noi quel giudizio sarà ancora più influente. Questa è la dinamica attraverso cui veniamo condizionati nelle scelte, dai gusti e dalle predisposizioni degli altri e rappresenta solo uno dei percorsi possibili in cui le nostre vere intenzioni o i nostri desideri soccombono e, con essi, la libertà di scelta e l’autonomia correlata. Praticamente, spesso, ci dimentichiamo di quello che veramente vogliamo e di quello che ci piace.

 

Ho potuto apprezzare nei racconti dei miei pazienti che, frequentemente, utilizziamo l’altro come elemento che regola, se va bene, influenza o annienta se va male, la procedura alla base delle scelte ed ho cominciato a riflettere sul costrutto chiedendomi se fosse una dimensione appartenente a varie categorie diagnostiche.

 

Nel disturbo dipendente di personalità, infatti, si rinuncia ai propri interessi, desideri, alla propria indipendenza per assicurarsi la vicinanza dell’altro, per non deluderlo, per mantenere l’immagine del Sé capace ed autonomo senza notare che, in realtà, ci si sta adeguando al disegno dell’altro. Alle volte, infatti, l’accesso ai propri desideri non è proprio più consentito. La dipendenza fa oscillare tra uno stato di vuoto disorganizzato ed uno di overwhelming, una sorta di sovraccarico, nel quale ci si rappresenta più scopi e più cose da fare, in base a tutte le persone di riferimento, senza stabilirne una priorità ma sentendosi letteralmente costretti ad adattarsi ad ognuno di essi. Da questa regola, secondo cui ci si sente capaci solo adeguandosi all’altro (la dipendenza quindi è il coping per allontanare l’immagine di sé come incapace, inetto) si scivola molto rapidamente in cicli interpersonali altamente disfunzionali (Dimaggio & Semerari, 2006).

 

Nel disturbo narcisistico di personalità, invece, le scelte sono fagocitate ed influenzate dall’esterno in un modo leggermente diverso e con obiettivi diversi. In questo caso quello che si vuole ottenere è un proprio ritorno di immagine personale e, quindi, non si è letteralmente liberi di scegliere in base al proprio gusto personale. Il rischio, dietro l’angolo, è quello di non ottenere il riconoscimento e l’apprezzamento desiderato. Ricordiamo, infatti, che i narcisisti hanno un sistema di valori rigido, autoreferenziale, inflessibile nel guidare azioni (Dimaggio et al., 2006) che li costringe a seguire un set prestabilito di azioni, in virtù del raggiungimento di uno scopo ben preciso. I pazienti rinunciano a quello che gli può piacere davvero per fare spazio a quello che va fatto, che è bene fare, che è meglio fare. In tutto ciò, la coordinazione interpersonale è complessa, a tratti impossibile: si affidano soltanto ai valori interni e si aspettano che perfino gli altri ci si adeguino.

 

E cosa accade nel disturbo evitante di personalità, invece? Ci si sente incapaci a sostenere scelte diverse rispetto al gruppo di appartenenza per paura di venirne esclusi e, dallo stato mentale di esclusione, si transita rapidamente in quello di umiliazione, rifiuto e giudizio negativo (Dimaggio e Semerari, 2006). Proprio a causa della patologia e delle disfunzioni metacognitive che filtrano molti dettagli della interazione con l’altro, l’evitante aderisce spesso a quello che fanno gli altri, alle scelte del gruppo, sentendosi costretto ed impossibilitato a proporre la propria.

 

Infine, immaginiamo quanto può essere difficile effettuare una scelta per un paziente con disturbo ossessivo-compulviso di personalità sganciandosi da quell’insieme di regole rigoroso e poco malleabile, dovendo aderire scrupolosamente a tutto ciò che è etica, morale, controllando il perfezionismo alla base di molte azioni. Anche in questo caso, collaborazione e cooperazione sono processi altamente compromessi: non potendo rinunciare alla minuziosa attenzione ai dettagli, alla critica ed al controllo, per i pazienti con questa diagnosi può diventare difficile arrendersi al desiderio di un qualcosa che esuli da tutti quei processi.

 

Giusto per portare degli esempi, L. una mia paziente dipendente aveva difficoltà a dire al marito che odiava trascorrere tutti i week-end nella loro casa di montagna. O. invece, da buon evitante, non proponeva mai di andare a vedere i film della Marvell perché i suoi amici li consideravano da ragazzini: la vergogna e la paura di restare solo lo faceva desistere. P. una mia paziente con diagnosi di disturbo narcisistico non usciva mai con ragazzi senza prima garantirsi il tipo di lavoro che facevano: al segretario preferiva l’avvocato, all’elettrauto preferiva il professore universitario, sentendo che non era proprio quello che desiderava. Per E. era impossibile godersi una giornata libera da lavoro senza fare niente, ad esempio oziando: il suo DOC-P le imponeva di investire il tempo libero in attività frivole.

 

Notiamo, quindi, che la rinuncia alla libertà nei processi di scelta è comune a molti funzionamenti con diverse sfaccettature rispetto all’obiettivo. Certamente, in molti casi, esso rappresenta una strategia di coping di uno schema interpersonale maladattivo che tenta di gestire l’attivazione di una immagine di Sé dolorosa (Dimaggio et al., 2019) con ricadute a volte decisamente importanti nelle relazioni interpersonali grazie all’attivazione dei cicli interpersonali. Ricordiamo, perciò, l’importanza di una buona concettualizzazione del caso in modo da comprendere come il crollo dell’autonomia ed il sacrificio alla propria libertà di azione e scelta è sì schema correlata ma anche e soprattutto caso specifica.

 

Dott.ssa Virginia Valentino

Psicologa Psicoterapeuta

 

 

BIBLIOGRAFIA:

In Dimaggio, G., Semerari, A. (a cura di) (2006). I disturbi di personalità. Modelli e trattamento. Stati mentali, metarappresentazioni, cicli interpersonali. Edizioni Laterza.

Dimaggio, G., Ottavi, P., Popolo, R., Salvatore, G. (2019). Corpo, immaginazione e cambiamento. Raffaello Cortina Editore.

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