CORONAVIRUS: UNA RIFLESSIONE DI JON KABAT-ZINN SULLA SITUAZIONE ATTUALE

Citazione Consigliata: Lo Sterzo, E. (2020). “Coronavirus: una riflessione di Jon Kabat-Zinn sulla situazione attuale” [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2020/04/12/coronavirus-jon-kabat-zinn

 

 

CORONAVIRUS: UNA RIFLESSIONE DI JON KABAT-ZINN SULLA SITUAZIONE ATTUALE

 

Jon Kabat-Zinn, il fondatore della Mindfulness, ha riproposto in queste settimane sulla rivista scientifica “Mindfulness” un estratto del suo libro “Mindfulness for All: The Wisdom to Transform the World” (2019), a sua volta una riedizione arricchita del famoso “Riprendere i sensi” (2005), un testo che si focalizzava sulle potenziali ricadute benefiche dell’approccio della mindfulness non solo a livello personale ma anche a livello di salute globale.

Le sue parole appaiono particolarmente “calzanti” alla successione tumultuosa e imprevedibile di eventi e di informazioni alla quale ci sta sottoponendo l’emergenza globale del Coronavirus.

L’autore evidenzia innanzitutto come il bombardamento di informazioni e di sofferenze (che lui paragona con una metafora sonora ad una “cacofonia”) ci espone naturalmente ad un senso di impotenza legata in primis alla difficoltà di scegliere la fonte o le fonti cui affidarsi, nella posizione di “non esperti” in cui ci troviamo.

Tante notizie diventano obsolete poche ore o pochi giorni dopo che le abbiamo immagazzinate, sostituite da nuovi input, e ciò può alimentare una sensazione di ansia e allerta perenne (che non di rado si riflette anche nelle tensioni corporee), come se dovessimo continuamente prepararci ad una minaccia che non si realizza in un evento discreto ben identificabile o con una tempistica ben definita e ci può esporre pertanto alla cronicizzazione dello stress.

Qual è la natura delle informazioni cui siamo esposti? Kabat-Zinn sottolinea come siano effettivamente delle storie, dei racconti di ciò che accade, soggetti ad una lunga serie di bias insiti nella finalità, sia essa pratica, sociale o psicologica della comunicazione.

Il confine tra fatti e opinioni è sempre più indefinito, vi sono molte narrative che si escludono l’un l’altra e spesso è meramente una questione di scelta quale “filone” seguire.

 

  • COLTIVARE LA CONSAPEVOLEZZA DELLA NOSTRA REATTIVITA’ ALLE NOTIZIE

 

Un primo importante suo suggerimento è pertanto portare consapevolezza al fatto che siamo continuamente immersi in un lavorio di costruzione delle nostre personali immagini e opinioni sul mondo e su ciò che accade in base ai flussi di informazioni che selezioniamo, in maniera consapevole o meno, e dai quali possiamo facilmente diventare dipendenti, anche se ci fanno sentire esasperati o indignati.

Tali flussi di informazioni stimolano tantissimi pensieri in noi, che possono non di rado assumere le caratteristiche disfunzionali di rimuginio, e tale processo ha un inevitabile effetto sullo stato emotivo, sulle nostre scelte e sui taciti assunti ai quali ci agganciamo.

La coltivazione di pratiche di consapevolezza come la Mindfulness aiuta ad accorgersi che il ragionamento, anche quand’è al suo meglio, è solo una delle molteplici intelligenze umane – tra cui si possono annoverare ad esempio quelle somatica, emotiva, intuitiva, interpersonale, sociale – e i suoi prodotti non devono essere pertanto considerati come dati di realtà ma appunto come flussi di pensiero.

Nel portare consapevolezza al momento stesso in cui accogliamo le notizie in cui siamo immersi, possiamo accorgerci di noi stessi mentre creiamo opinioni, talvolta anche molto forti, associate a fortI emozioni: può essere un modo per mantenere intenzionalmente chiarezza ed equanimità, soprattutto nei momenti, come quello presente, in cui la quotidianità è scossa nelle sue fondamenta.

 

  • VALORIZZARE LE PICCOLE AZIONI (aka il “Butterfly Effect”)

 

Kabat-Zinn ci ricorda poi una lezione fondamentale che proviene dalle scienze che studiano i sistemi complessi, dinamici e non lineari, come ad esempio la meteorologia, la sociologia o le scienze cognitive: anche la più minuscola perturbazione può risultare in cambiamenti di enorme grandezza, che talvolta accadono a sorprendente distanza dallo stimolo originario.

Anche se può sembrarci un’eventualità remota e indipendente dal nostro agito individuale, possiamo tuttavia avere un’influenza sulle informazioni in base nel modo in cui scegliamo di “consumarle”, di trattenerle, di rispondere ad esse (ad esempio nella condivisione con altri) scegliendo azioni che, anche nella maniera più piccola, sono basate sui nostri valori umani profondi. Quando una mente cambia, l’intera struttura dell’universo cambia in maniera magari impercettibile ma significativa, e la cascata di conseguenze che ne deriva può essere imprevedibile.

 

  • ALLARGARE LO SGUARDO DAI DETTAGLI AI PATTERN PIU’ AMPI

 

Se da un lato è ovviamente utile e consigliabile raccogliere informazioni da fonti affidabili sull’evoluzione della situazione giorno per giorno e sulle norme da rispettare per il bene della comunità, Kabat-Zinn sottolinea tuttavia l’utilità di allargare lo sguardo ad un panorama più ampio rispetto alla singola successione di fenomeni, metaforicamente uscendo dal flusso della corrente in cui siamo immersi e guardandola da un po’ più lontano: ci potremmo ad esempio chiedere quali sono le testimonianze della salute della nostra nazione nel mondo (si pensi ad esempio al servizio sanitario pubblico, o al numero impressionante di volontari che si sono mobilitati in questo periodo emergenziale)?

Tutti quelli che sono insomma i segnali positivi, rispetto a tutte le cose che è necessario migliorare, cambiare, aggiustare. Parallelamente possiamo però anche chiederci: quanto di ciò che arriva a noi come una novità documenta un malessere o malfunzionamento della nostra nazione o del mondo (si pensi ad esempio all’impatto dell’economia globalizzata sulla natura)? Quest’ultima azione può avere la funzione di mobilitarci e motivarci a cambiamenti più radicali e significativi.

 

  • DEDICARSI ALLA PRATICA DI CONSAPEVOLEZZA

 

Kabat-Zinn infine suggerisce che il cambiamento della nostra visione e delle emozioni conseguenti debba consistere in una pratica quotidiana, e non solo in una teorica presa di posizione.

Una pratica che, essendo così personale, alla stregua della meditazione non prevede un “modo giusto e corretto” di essere fatta. Una pratica che sia fondata sulla fiducia nella nostra intelligenza e sulla capacità di non farci trascinare da stati mentali che definisce “fondamentalisti” come ad esempio la continua ricerca della massimizzazione del piacere, o il rifiuto di qualsiasi forma di disagio o di ciò che non gradiamo, o il dimenticare i nostri tratti o inclinazioni più profonde.

Coltivando molte piccole azioni e scelte quotidiane (ad esempio: programmare deliberatamente momenti quotidiani per dedicarsi ad attività che promuovono il nostro benessere, sia esso hobby o attività fisica) tra le quali egli annovera certamente la meditazione di consapevolezza, potremmo diventare fonte di ispirazione l’un l’altro e amplificare il potenziale trasformativo positivo.

Sempre nell’ottica di allargare lo sguardo, se guardiamo alla storia umana, possiamo trovare effettivamente molte prove del fatto che singole decisioni positive siano state la chiave del raggiungimento di ciò che il mondo oggi guarda come grandi traguardi: si pensi all’ambito dei diritti civili, e della liberazione politica e religiosa, in cui la motivazione di partenza dell’azione del singolo era senz’altro il vedere se stessi come parte di una comunità e quindi curarsi di sé stessi e degli altri come parte di un medesimo organismo.

 

Dott.ssa Elena Lo Sterzo

Psicologa Psicoterapeuta

 

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