COVID-19 E ANSIA PER LA SALUTE: PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO

Citazione Consigliata: Enzo, C. (2020). “COVID-19 e ansia per la salute: principali fattori di rischio” [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2021/01/06/covid-19-e-ansia-per-la-salute/

 

“La mente che è ansiosa per gli eventi futuri è avvilita.”

Seneca

 

La situazione che stiamo attualmente vivendo rappresenta indiscutibilmente non solo una minaccia per la salute fisica bensì influenza anche la salute mentale.

Vi sono vari fattori che concorrono a un incremento del disagio sociale, si pensi alle politiche di distanziamento sociale e alla quarantena, alla crisi occupazionale, ai problemi relativi all’istruzione, all’assistenza sanitaria, al dolore di perdere qualcuno di caro in questo momento, senza la possibilità di riunirsi e congedarsi come se ne avrebbe bisogno, ecc.

Diversi studi dall’inizio della pandemia COVID-19 (SARS-CoV-2) ne hanno mostrato il considerevole impatto psicologico. E’stato rilevato che fino al 28% degli intervistati in Cina soffra di sintomi di ansia e fino al 37% di sintomi depressivi (Wang et al., 2020; Ahmed et al., 2020), coerentemente con i risultati emersi nei paesi europei (Mazza et al., 2020; Gonzalez et al., 2020) e derivanti da precedenti epidemie / pandemie (Jones, 2009; Goodwin,2011).

Al fine di ottimizzare l’allocazione delle risorse sanitarie, la ricerca su specifici fattori di vulnerabilità appare di importanza cruciale, per dare sostegno in maniera prioritaria, a chi presenta un alto rischio di un disagio mentale durante la pandemia.

In un recente articolo (Sauer et al., 2020) i fattori di vulnerabilità identificati sono stati i seguenti: l’ansia per la salute, l’intolleranza dell’incertezza e al distress.

 

Cos’è l’ansia per la salute?

L’ansia per la salute si può descrivere come l’ansia di avere o contrarre una malattia grave e potenzialmente pericolosa per la vita (Ferguson,2009). In generale l’ansia è un’emozione che si esperisce quando si ha il timore che possa accadere qualcosa di pericoloso; inoltre l’incertezza del futuro e l’impossibilità di controllo totale, può generare uno stato interno di attivazione neurovegetativa, che dà luogo ai tristemente noti sintomi ansiosi: palpitazioni, tremori, giramenti di testa, sudorazione ecc.

Questo disturbo potrebbe rappresentare un fattore di rischio psicologico, tale da influenzare le risposte emotive e comportamentali nelle pandemie. Il modello cognitivo-comportamentale predominante dell’ipocondria – un vecchio nome, con cui ci si riferisce all’ansia per la salute – (Warwick & Salkovskis, 1990) propone che gli schemi disfunzionali sulla salute e sulla malattia, innescati da fattori di stress acuti, possano condurre a una (“errata”) interpretazione di alcune sensazioni corporee potenzialmente innocue come gravi e come segno di una malattia potenzialmente letale (la cosiddetta “amplificazione somatosensoriale”; Barsky & Wyshak, 1990).

Ciò avverrebbe a causa della presenza di pensieri automatici negativi, bias cognitivi, attentivi e di memoria, che favorirebbero un’interpretazione minacciosa di informazioni interne ed esterne ambigue relative alla salute. E questo processo alimenterebbe a sua volta il rafforzamento degli schemi disfunzionali su salute e malattia (Witthöft et al., 2016).

La pandemia da COVID-19 potrebbe essere vista come un fattore di stress acuto, avendo il potenziale per attivare queste convinzioni e per promuovere l’attribuzione “errata” di sensazioni corporee a un’infezione virale (Jungmann & Witthöft, 2020). Pertanto si può innescare ansia, ansia per la salute e paure specifiche relative al COVID-19 (Asmundson & Taylor, 2020).

 

Cos’è l’intolleranza per l’incertezza?

L’intolleranza per l’incertezza è definita come l’incapacità dell’individuo di tollerare la risposta avversiva, innescata dall’assenza percepita di informazioni salienti, chiave o sufficienti, e sostenuta dalla percezione di incertezza associata (Carleton, 2016, p. 31). 

L’intolleranza dell’incertezza, come affermato nel modello cognitivo teorico dell’ansia (Sassaroli & Ruggiero, 2002), è tra le credenze centrali dell’assetto di soggetti ansiosi. L’idea del pericolo comporta rimuginio, che discende un desiderio di maggiore predicibilità. 

Per quanto riguarda l’ansia per la salute, l’intolleranza all’incertezza può avere un impatto sulla (“errata”) interpretazione delle sensazioni fisiche attraverso un elevato arousal (Greco & Roger, 2003) e sull’uso di comportamenti di sicurezza ed evitamento per ridurre l’insicurezza e l’ansia (San Martín, 2020).

Alcuni studi infatti hanno dimostrato un’associazione tra intolleranza all’incertezza e ansia per la salute (Deacon & Abramowitz, 2008; Fetzner et al., 2014). Nel contesto della pandemia da COVID-19, i risultati indicano anche associazioni tra intolleranza dell’incertezza e benessere mentale (Satici et al., 2020).

In relazione a precedenti epidemie le persone con maggiore intolleranza all’incertezza hanno valutato la precedente pandemia H1N1 come più minacciosa e considerato il loro autocontrollo e il controllo degli altri come più bassi; tali fattori risultano insieme dei predittori dell’ansia per il  virus (Taha et al., 2014).

Cos’è la tolleranza al distress?

La tolleranza al distress è definita come la capacità di resistere a stati emotivi avversi (Simons & Gaher, 2005). Le persone con bassa tolleranza al distress valutano il disagio come insopportabile e poco gestibile, cercano di evitare di esperire stati emotivi minacciosi, si percepiscono meno capaci di far loro fronte. In sostanza le persone che hanno scarsa capacità di tollerare il distress sono ben lontane da avere un atteggiamento mindful, ovvero presentano una scarsa accettazione del sé e assumono un atteggiamento di lotta nei confronti dei propri vissuti interni, percepiti come spiacevoli, alimentando un perpetuarsi degli stati affettivi dolorosi (per capirsi: più evito il vissuto interno, maggiormente lo incontrerò e non saprò gestirlo).

Infatti l’intolleranza al distress è associata alla psicopatologia presente in molti disturbi mentali, ad esempio i disturbi d’ansia (Keough et al., 2010), ed è collegato all’uso di comportamenti di evitamento. Nel contesto della pandemia COVID-19, livelli inferiori di tolleranza al distress sono risultati associati a un rischio più elevato di presentare livelli clinicamente rilevanti di depressione, ansia e sintomi da disturbo post traumatico da stress (PTSD) (Liu et al., 2020).

 

Fattori di vulnerabilità e conclusioni

In sintesi dai risultati dello studio (Sauer et al., 2020) emerge che l’ansia per la salute e le preoccupazioni relative alla stessa pre-esistenti al Covid, influenzano le risposte affettive e comportamentali alla comparsa del virus.

Livelli più elevati di ansia per la salute (prima e durante il COVID-19) sono associati sia a un aumento iniziale di maggiore intensità dell’ansia relativa al Covid, che a un calo della stessa più rapido.

L’effetto delle preoccupazioni ansiose è stato particolarmente forte nella prima ondata (Marzo 2020), mentre l’ansia per la salute relativa ad altre malattie gravi (es. cancro, malattie cardiovascolari, neurodegenerative ecc.) è rimasta costantemente influenzata dai livelli di ansia preesistenti.

Come interpretare questo dato? Probabilmente l’ansia relativa al virus nella popolazione generale durante la prima ondata risultava più impattante (il virus era nuovo, non conosciuto, ancora da isolare, le cure non c’erano, gli esperti non avevano esperienze in merito), per cui la pandemia sembrava innescare pensieri automatici sulla salute e sulla malattia che portavano a un’intensificazione dell’ansia correlata al SARS-CoV-2.

Tuttavia, nel momento in cui il Covid non è stata più così presente tra le paure principali dell’opinione pubblica (in Germania, aprile maggio 2020, in Italia, probabilmente dovremmo spostarci di un mese) queste persone hanno spostato rapidamente l’oggetto delle loro preoccupazioni per la salute, alle malattie di cui avevano più paura prima della comparsa del virus (es. cancro, malattie cardiovascolari, neurodegenerative ecc.)

In conclusione è di primaria importanza fornire supporto alle persone che presentano fattori di vulnerabilità, poiché sembrano maggiormente suscettibili ad esperire un malessere psicologico. Si auspicano inoltre ulteriori studi longitudinali che vadano a indagare l’andamento delle risposte emotive durante la pandemia, al fine di predisporre interventi sempre più efficaci.

 

Dott.ssa Consuelo Enzo
Psicologa Psicoterapeuta

Iscrizione all’Ordine degli Psicologi della Toscana n° 6691

Membro del gruppo Tages Personality, Tages Nutrition e Tages Recovery

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