A marzo esce il nuovo DSM-5-TR, tra molte promesse mancate e dubbi irrisolti

Citazione Consigliata: Cheli, S. (2022). “A marzo esce il nuovo DSM-5-TR, tra molte promesse mancate e dubbi irrisolti” [Blog Post]. Retrieved from:  https://www.tagesonlus.org/2022/01/02/dsm5tr/

La notizia è ufficiale: a marzo l’American Psychiatric Association distribuirà la versione rivista della quinta edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders: DSM-5-TR (Moran, 2022). Quello che colpisce di questa news è che non sembra proprio essere una notizia. Nonostante le numerose polemiche e dibattiti seguiti alla pubblicazione del DSM-5 (APA, 2012) e l’uscita del DSM-5-TR annunciata e programmata da un anno, se provate a cercare su siti specialistici e non le informazioni sono poche e frammentarie.

L’ipotesi da cui vorrei partire è che (proprio alla luce dei numerosi dibattiti, simposi, pubblicazioni e post a riguardo) il DSM-5-TR non affronti nessuno dei temi “caldi” della moderna classificazione psicopatologica. Ma procediamo con ordine e vediamo quali cambiamenti dovremmo trovare nel nuovo volume pubblicato da APA. Scandagliando le limitate informazioni ufficiali disponibili possiamo raggruppare i (minimi) cambiamenti in 4 categorie:

  • Introduzione del Prolonged Grief Disorder: questa è indubbiamente la modifica più rilevante su cui infatti troviamo aggiornamenti degni di nota (Boelen, 2021). Si definisce un “nuovo” disturbo relativo alla perdita di una persona cara negli ultimi 12 mesi (criterio a) a cui si associa una risposta duratura di lutto (grief) caratterizzata da un rimpianto intenso (intense yearning/longing) e/o una preoccupazione su pensieri relativi alla persona deceduta (criterio b). A tutto questo si deve associare almeno 3 su 8 sintomi clinicamente significativi e riferibili ad un’alterazione del senso di sè (criterio c).
  • Chiarimento terminologico dei criteri di alcuni disturbi: per una serie di disturbi sono state inoltre apportare delle variazioni (che dai verbali si presuppone essere minime) ai titoli dei paragrafi o sotto-paragrafi e ad alcuni termini utilizzati nei criteri diagnostici. La lista dei disturbi include autismo, depressione maggiore, disturbo bipolare, disforia di genere e altri ancora.
  • Revisione delle definizioni di alcuni disturbi o specifier: ritroviamo alcune nuove denominazione. Ad esempio “intellectual disability” è adesso “intellectual developmental disorder”, e “conversion disorder” adesso si chiama “functional neurological symptom disorder”. Inoltre, ricompare (rispetto alla precedente versione) il cosiddetto “unspecified mood disorder” (disturbo dell’umore non specificato).
  • Nuovi codici sintomatologici sull’autolesionismo: infine sono stati introdotti dei nuovi codici con l’obiettivo di meglio inquadrare e tracciare la storia del cliente in termini di presenza di episodi autolesionistici, sia suicidari che non-suicidari. Questo dovrebbe permettere di arricchire l’anamnesi anche in assenza di specifici criteri diagnostici o disturbi conclamati.

 

Questa revisione che viene descritta come “necessaria” e “inestimabile” da autorevoli esponenti dell’APA come Michael B. First, non credo susciti significativi entusiasmi nei clinici. Nessuno dei temi centrali delle critiche al DSM-5 sono stati minimamente presi in considerazione! Né ad un livello micro di utilità di specifici disturbi (es. disforia di genere), né a livello macro di prospettive psicopatologiche (es. patologia di personalità). Ad esempio, la disforia di genere, la cui classificazione ha sollevato numerosi dubbi e critiche (Ashley, 2021), non è stata minimamente dibattuta. Si è optato per la revisione di una formulazione linguistica potenzialmente problematica: nella presentazione del disturbo si passa da genere desiderato (desidered gender) a genere sperimentato (experienced gender). Questo magari salva il nomenclatore da lungaggini medico-legali, ma non ci permette di capire cosa pensi APA delle critiche al disturbo. Similmente, il tema centrale della moderna psicopatologia, ovvero l’utilità di modelli dimensionali e gerarchici, che aveva portato nel 2013 ad una soluzione diplomatica più che scientifica (nella sezione II permanevano i disturbi di personalità, nella sezione III erano comparsi un modello dimensionale misto ed uno “puro”), non si arricchisce della mole di dati pubblicati a riguardo in ormai quasi 10 anni (Kotov et al., 2021).

E se da un lato era forse facilmente anticipabile l’assenza di cambiamenti significativi, dall’altro la presenza di specifici paragrafi sui dati esistenti in letteratura e addirittura di una sezione del DSM-5 per prospettive emergenti o alternative avrebbe facilmente permesso un’integrazione di quanto discusso da ricercatori e clinici e negli ultimi 10 anni. O meglio, sarebbe stato auspicabile che temi oggetto di lunghi dibattiti nei 10 anni (2000-2013) antecedenti alla pubblicazione del DSM-5 e che nei successivi 10 anni (2013-2022) sono stati al centro della ricerca psicopatologica fossero maggiormente analizzati.

Dobbiamo fare un atto di accettazione radicale e riconoscere come il DSM-5 resti più che un testo di elaborazione critica della letteratura, una convergenza sicuramente diplomatica, auspicabilmente pragmatica degli approcci alla classificazione dei disturbi mentali. Offre un terreno di partenza per riflettere su quanto il tentativo di classificare l’eterogenea sofferenza umana sia inesorabilmente fallace. Ed in questo senso i modelli alternativi basati su dimensioni gerarchiche (Kotov et al., 2021), sul funzionamento interpersonale (Caligor et al., 2018) o sulle narrazioni personali (Johnstone et al., 2019) meglio colgono l’esperienza quotidiana dei clinici e dei loro clienti. Alle commissioni dei vari DSM va comunque il merito di dar sempre il la a dibattiti accesi e infinite pubblicazioni!

 

Simone Cheli

Presidente di Tages Onlus

 

 

Bibliografia

American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental of Mental Disorders. Washington, DC: APA.

Ashley, F. (2021). The Misuse of Gender Dysphoria: Toward Greater Conceptual Clarity in Transgender Health. Perspectives on Psychological Science, 16(6), 1159–1164. https://doi.org/10.1177/1745691619872987

Boelen P. A. (2021). Symptoms of prolonged grief disorder as per DSM-5-TR, posttraumatic stress, and depression: Latent classes and correlations with anxious and depressive avoidance. Psychiatry research302, 114033. https://doi.org/10.1016/j.psychres.2021.114033

Caligor E, Kernberg OK, Clarkin JF, Yeomans FE (2018). Psychodynamic Therapy for Personality Pathology: Treating Self and Interpersonal Functioning. Washington, D.C.: American Psychiatric Press.

Johnstone, L.Boyle, M.Cromby, J.Dillon, J.Harper, D.Kinderman, P.Longden, E.Pilgrim, D., & Read, J. (2019) Reflections on responses to the power threat meaning framework one year on. Clinical Psychology Forum, 313, 47 – 54. Retrieved from: https://www.bps.org.uk/sites/www.bps.org.uk/files/Policy/Policy%20-%20Files/Reflections%20on%20Responses%20to%20the%20PTMF%20One%20Year%20On%20-%20Johnstone%20et%20al%2C%202019.pdf

Kotov, R., Krueger, R. F., Watson, D., Cicero, D. C., Conway, C. C., DeYoung, C. G., Eaton, N. R., Forbes, M. K., Hallquist, M. N., Latzman, R. D., Mullins-Sweatt, S. N., Ruggero, C. J., Simms, L. J., Waldman, I. D., Waszczuk, M. A., & Wright, A. (2021). The Hierarchical Taxonomy of Psychopathology (HiTOP): A Quantitative Nosology Based on Consensus of Evidence. Annual review of clinical psychology, 17, 83–108. https://doi.org/10.1146/annurev-clinpsy-081219-093304

Moran, M. (2022). Updated DSM-5 Text Revisions to Be Released in March. Psychiatric News, 57(1). https://doi.org/10.1176/appi.pn.2022.1.20

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