La famiglia in emergenza: riflessioni per la gestione del conflitto
Citazione Consigliata: Manfredini, E. (2020). “La famiglia in emergenza: riflessioni per la gestione del conflitto” [Blog Post]. Retrieved from: https://www.tagesonlus.org/2020/03/30/famiglia-conflitti
La famiglia in emergenza: riflessioni per la gestione del conflitto
La famiglia è un sistema interpersonale caratterizzato dalla tendenza all’omeostasi e al cambiamento all’interno del quale si realizzano i processi di sviluppo e crescita dei suoi membri.
Trasformazioni e mutamenti hannno luogo continuamente nella vita delle persone e delle famiglie, si parla in questo senso di “transizioni” o “eventi critici”: sono passaggi in cui le abituali modalità di funzionamento risultano inadeguate e si richiede la messa in moto di nuovi processi di adattamento.
Molte transizioni sono prevedibili e segnano abitualmente il corso evolutivo delle famiglie, pensiamo al matrimonio o alla nascita dei figli, altre sono invece impreviste come una malattia o, come stiamo vivendo in questo momento, una pandemia: entrambi sono induttori di crisi, ovvero richiedono una riorganizzazione degli equilibri familiari.
L’emergenza Coronavirus (COVID-19) ha attivato in tutti noi un senso di minaccia e incertezza portando preoccupazioni, ansie e una necessità di riorganizzazione della vita quotidiana, sia da un punto di vista pratico che emotivo.
La convivenza prolungata che molti si trovano oggi a vivere rappresenta da una parte un’occasione per dedicare più tempo e attenzione alle relazioni, sia nella coppia che coi figli, allo stesso tempo lo stress che viviamo può facilmente esprimersi in tensioni, discussioni, e a volte anche attraverso dei conflitti.
Il conflitto spesso è vissuto in termini negativi, con un senso di disagio o comunque come qualcosa da evitare, in realtà all’interno delle famiglie può rappresentare un’esperienza che permette a ciascun membro di confrontarsi, differenziarsi, stabilire i propri confini e delineare la propria identità: è quindi un’esperienza di cambiamento e crescita quando permette il riconoscimento profondo delle emozioni e dei bisogni di ciascun componente.
In questo modo il conflitto diventa il contesto all’interno del quale possono avvenire procedure di riaggiustamento per ridurre e risolvere difficoltà mediante concessioni reciproche.
In tal senso il conflitto svolge importanti funzioni di crescita sia nelle relazioni familiari che per l’individuo stesso:
- aiuta lo sviluppo di abilità di empatia: ci si allena a comprendere il significato dell’agire proprio e degli altri comprendendone i bisogni e le sofferenze;
- aiuta a ridefinire i vissuti reciproci riducendo la possibilità di fraintendimenti;
- migliora le capacità di negoziazione e cooperazione dove ognuno è incoraggiato a riconoscere la propria parte di responsabilità all’interno del conflitto;
- aumenta le capacità di riconciliazione con conseguente alleggerimento delle emozioni di rabbia, tristezza, ansia, solitudine
- sviluppa le competenze comunicative con aumento dell’intimità e dell’interdipendenza
Nonostante il suo carattere evolutivo spesso non è facile affrontare la conflittualità, ecco allora alcuni spunti di riflessione che possono aiutarci a gestire meglio queste situazioni così che possano essere un’esperienza di confronto e cambiamento:
- Normalizzazione: litigare è normale, specialmente in momenti di stress e cambiamento. Spesso la paura è che il litigio possa mettere a rischio la tenuta del legame, pensiamo invece che un confronto rispettoso è la premessa per la crescita nei rapporti.
- Concretizzazione: non fare accuse generiche ma confrontarsi sul tema specifico su cui non siamo in accordo evitando di fare riferimento a eventi diversi contemporaneamente, magari relativi al passato, che non sono legati alla situazione attuale.
- Distinguere il comportamento dalla persona: ricordiamoci che è utile dire cosa ci infastidisce o ci fa soffrire di ciò che è accaduto ma non facciamo un attacco né diamo giudizi sulla persona e sulle sue fragilità.
- Prendersi del tempo: non reagire subito ma dilatare in modo da sostituire una modalità di risposta automatica con la possibilità di dare risposte in modo diverso e nuovo.
- Contenuto manifesto e contenuto nascosto: oltre al significato di ciò che diciamo verbalmente c’è anche un significato più profondo da tenere in considerazione e che riflette i propri bisogni, aspettative, emozioni, paure. Provare a fare emergere anche questa parte meno conosciuta.
- Parlare in prima persona: provare a cambiare i termini da “tu sei…” a “io mi sento…”, in questo modo la discussione non è un’accusa ma diventa la possibilità di esprimere come ci si sente. Non ci sono buoni o cattivi!
- La verità non esiste: ognuno è portatore di un punto di vista e legge gli eventi in base alle proprie esperienze e alle proprie ferite. Non intestardiamoci per avere la stessa versione dei fatti ma cerchiamo di capire rispetto a noi e all’altro come si è costruita quella lettura e quali sono le rispettive motivazioni.
- Conflitto non è competizione: la competizione implica che nell’opposizione fra le parti uno vinca e l’altro perda, nel conflitto invece non c’è un’incompatibilità di scopi ma piuttosto cooperazione, per cui se troviamo un nuovo modo vinciamo entrambi!
Se il conflitto dunque può essere un passaggio utile, è importante imparare ad affrontarlo in modo da coglierne con fiducia le potenzialità trasformative e di adattamento. La pandemia è un momento di crisi (krisis: dal greco “scelta, decisione”) sociale, familiare e individuale difficile, ma può essere anche uno spazio di riflessione da usare per trovare nuovi equilibri e nuove modalità di relazione.
Psicologa Psicoterapeuta
Membro del Gruppo Tages Kids
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